L’ADHD è un disturbo che spesso si è pensato facesse parte solo del periodo dell’infanzia e della crescita del bambino. In realtà non è così e si può soffrire di ADHD anche in età adulta. Ci sono tantissime persone che nella loro vita, magari senza avere una diagnosi, si trovano a vivere un percorso pieno di interruzioni, tentativi lasciati a metà, decisioni impulsive o difficoltà a gestire una relazione. Tutte queste problematiche potrebbero essere causate da un disturbo di ADHD in età adulta.
L’ADHD non si esaurisce con l’adolescenza
Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) è spesso ancora percepito come qualcosa che riguarda solo i bambini. Eppure, le evidenze cliniche e gli studi longitudinali indicano con chiarezza che in una buona percentuale di casi i sintomi persistono anche in età adulta.
L’ADHD è una condizione neuropsichiatrica che si manifesta principalmente durante il periodo dell’infanzia ma che può continuare a persistere anche nell’età adulta. Questo disturbo è caratterizzato dall’alterazione di alcuni meccanismi che vanno a regolare: autocontrollo, attenzione e anche l’attivazione del comportamento.
Questa problematica può andare a coinvolgere i circuiti cerebrali, nello specifico quelli che vanno a modulare le funzioni esecutive, le emozioni e il controllo degli impulsi. I principali neurotrasmettitori che sono implicati in genere sono la noradrenalina e la dopamina, le cui alterazioni incidono sulla capacità di concentrarsi, sulla memoria, sull’autoregolazione e sulla pianificazione.
L’adulto con ADHD in genere può non essere più iperattivo nel senso classico, ma porta con sé una mente che salta da un pensiero all’altro, un’incapacità a regolare la concentrazione, un’irrequietezza che si manifesta come tensione interna o ansia. Alcuni arrivano alla diagnosi dopo aver ricevuto etichette sbagliate: disturbi d’ansia, depressione, disturbi di personalità.
Disattenzione, disorganizzazione, stanchezza mentale
Le difficoltà più comuni riguardano la gestione del tempo, la memoria operativa, la pianificazione. Non si tratta solo di dimenticare una scadenza o perdere le chiavi: si tratta di non riuscire a tenere insieme gli impegni, a mantenere l’attenzione su un compito fino in fondo, a organizzare la giornata in modo coerente.
Questi ostacoli, vissuti ogni giorno, creano frustrazione, senso di inadeguatezza, autosvalutazione. Nel lavoro possono compromettere la carriera; nelle relazioni generano fraintendimenti e tensioni.
Impulsività e difficoltà nella regolazione emotiva
Una delle caratteristiche spesso trascurate dell’ADHD adulto è la difficoltà nel regolare le emozioni. La rabbia arriva all’improvviso. La tristezza diventa un peso ingestibile. La mente vaga anche nei momenti in cui dovrebbe stare ancorata alla realtà.
A volte ci si perde in un’attività per ore (quello che si definisce “iperfocus”), altre volte si salta da una cosa all’altra senza concludere nulla. Molti sviluppano meccanismi di compensazione: diventano ipercontrollanti, perfezionisti, oppure evitano le situazioni che richiedono impegno prolungato. Nessuna di queste soluzioni, tuttavia, affronta il cuore del problema.
Diagnosi: un processo da costruire con attenzione
Diagnosticare l’ADHD in età adulta richiede competenze specifiche. Non bastano i test, non è sufficiente una checklist di sintomi. Serve un’analisi attenta della storia personale, un confronto con chi ha conosciuto la persona da bambino, l’esclusione di altri disturbi che possono sovrapporsi o mascherare il quadro.
In Italia, ancora oggi, i centri realmente preparati ad affrontare l’ADHD adulto non sono molti. Spesso si arriva a una diagnosi dopo anni di peregrinazioni tra specialisti. Ma quando la diagnosi è corretta, tutto cambia. Si rilegge il passato con occhi nuovi. Si capisce che certi fallimenti non erano colpa, ma mancanza di strumenti.
Le diverse forme di ADHD in età adulta
Il disturbo può manifestarsi in tre modalità principali: con prevalenza di disattenzione, con prevalenza di iperattività/impulsività, oppure in forma combinata. Quest’ultima è quella più complessa da gestire, anche perché spesso si accompagna ad altri disturbi: ansia, depressione, disturbo da uso di sostanze. Capire quale forma di ADHD prevale è necessario per poter impostare un trattamento efficace. Ogni paziente è diverso, e ogni intervento va modulato sulla sua esperienza concreta.
Percorsi di trattamento
L’approccio più efficace è sempre quello integrato, che tiene conto della persona, del suo contesto, della sua storia. Tre dei principali trattamenti sono:
- Psicoeducazione: prima di tutto è necessario capire come funziona il disturbo. Sapere cosa vuol dire davvero avere l’ADHD, riconoscerne gli effetti sul proprio comportamento, imparare a distinguere i sintomi dalla propria identità. Questo passo aiuta a ridurre lo stigma interno, a smontare l’idea di essere “sbagliati”.
- Psicoterapia: il percorso psicoterapeutico serve a ricostruire un’immagine di sé più realistica. Molti adulti con ADHD arrivano in terapia con un senso di fallimento profondo. Hanno accumulato frasi negative, giudizi, esperienze umilianti. La terapia aiuta a rileggere tutto questo, ad acquisire strumenti di autoregolazione, a gestire le emozioni e i rapporti con gli altri. La terapia cognitivo-comportamentale, integrata con approcci metacognitivi, può dare risultati significativi. Ma ogni trattamento, per essere utile, deve essere flessibile, costruito sul vissuto concreto del paziente.
- Farmaci: la farmacoterapia, laddove indicata, può ridurre l’intensità dei sintomi e migliorare il funzionamento quotidiano. I farmaci non sono una scorciatoia, né risolvono da soli il problema. Ma possono rappresentare un valido supporto, soprattutto nelle fasi iniziali. La prescrizione va sempre affidata a uno psichiatra, dopo una valutazione accurata.
Chi vive con l’ADHD ha spesso imparato a forzarsi, a nascondere le proprie difficoltà, a fingere efficienza. Il trattamento ha il compito opposto: non chiedere alla persona di adattarsi a modelli irrealistici, ma aiutarla a costruire un modo più efficace e autentico di stare nel mondo.