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Andare dallo psicologo: motivi e tempi di un percorso importante

Perché si va dallo psicologo

Andare dallo psicologo si rivela necessario (anzi, potremmo dire che è proprio la soluzione vincente) quando si hanno dei problemi che non si riescono a superare in modo autonomo: problemi che possono essere alla base di situazioni difficili o di comportamenti che mettono a rischio le relazioni con sé stesso e con gli altri, o ancora problemi non solo relazionali, ma di qualunque tipo, che possano condizionare la nostra vita.

Molte persone pensano che andare in psicoterapia significhi essere pazzi e questa definizione crea molto spesso confusione e timore, paura del giudizio altrui e, di conseguenza, anche paura di non essere compresi dalla società: spesso il problema risiede proprio in questo timore reverenziale che si ha nei confronti del mondo esterno, ed è riconducibile in una condizione di mancata autostima (o autostima molto labile, in alcuni casi), una situazione che non consente a chi ne soffre di prendere in mano le redini della propria vita.

Ma perché si va dallo psicologo?

Quali sono gli aspetti che un bravo psicoterapeuta può aiutare a risolvere?

Possiamo dire che tutto ciò che ci turba in modo costante dovrebbe essere indagato: con questo non vogliamo dire che se hai un problema economico che non ti consente di arrivare a fine mese, lo psicologo può aiutarti a trovare il denaro, è chiaro.

Tuttavia, molti aspetti della nostra vita, anche quelli che riguardano la maggiore o minore capacità di riuscita sui vari settori della quotidianità (quindi, anche compreso quello professionale e lavorativo) possono essere indagati e migliorati al fine di trovare la chiave giusta per entrare in quel meraviglioso mondo che si trova dentro ciascuno di noi, e che può consentirci di avere la giusta serenità per affrontare in modo differente (più proficuo, potremmo dire) il mondo esterno.

In cosa può aiutarti uno psicologo

Quindi, è chiaro che se non riesci a trovare lavoro, non sarà di certo lo psicologo a trovarlo per te: tuttavia, questa figura potrà aiutarti ad indagare su te stesso, sulle tue opinioni e convinzioni, sul modo in cui ti rapporti con il mondo esterno, ed eventualmente anche farti capire quali sono i comportamenti e le situazioni più affini alla tua persona.

Valorizzare sé stessi (senza cadere nell’autocelebrazione, perché anche questo è un problema che andrebbe indagato a fondo) significa riuscire a trovare quel giusto equilibrio che ci consente di affrontare qualsiasi situazione guardandola dalla giusta prospettiva.

Questo vale in linea generale, e vale chiaramente per tutte quelle persone che hanno qualche problema che blocca il loro percorso di vita. Tuttavia, potrebbe essere differente il tipo di approccio rispetto a quello che si dovrebbe tenere con una persona che ha dei traumi consolidati, che possono condizionare molto di più la sua esistenza: parliamo di traumi infantili, rapporti sbagliati con le proprie figure di riferimento o assenza di vere e proprie figure di riferimento nel periodo dell’infanzia, o ancora, ad esempio, traumi che riguardano esperienze di abusi sessuali, ecc.

Le situazioni che abbiamo menzionato devono essere indagate in modo diverso, e sicuramente anche più approfondito, e diversamente dai più semplici problemi di chi è alla ricerca di sé stesso e della propria identità (e con questo non vogliamo, ovviamente, sminuire alcun tipo di difficoltà) devono essere indagate ed approfondite il prima possibile perché, a lungo andare, rischiano di avere un controllo molto più imponente sulla propria vita.

Qual è la giusta cadenza di un percorso con un terapeuta?

La domanda che spesso ci si chiede quando si decide di intraprendere un percorso di questo tipo è relativa alla frequenza delle sedute: ogni quanto devo andare dallo psicologo?

Diversi dottori, come Giulio Borla, sottolineano che occorre chiarire che in realtà non esiste una risposta valida in modo universale, perché tutto ciò che riguarda il rapporto con lo psicoterapeuta, compreso chiaramente il tipo di percorso (e, con esso, anche la frequenza di sedute) va stabilito in modo personale, sulla base delle difficoltà e dei problemi di partenza.

In linea generale (ma solo per dare un’idea, appunto) si potrebbe dire che una cadenza ottimale dovrebbe essere una volta ogni due settimane, tenendo conto di una serie di aspetti che possono essere analizzati anche volta per volta: per esempio, all’inizio del percorso potrebbe essere anche necessario un tempo diverso (una volta a settimana, per intenderci), ed in un periodo successivo si potrebbe stabilire la cadenza quindicinale.

I casi, tuttavia, possono essere diversi ed i limiti non sempre riguardano solo un aspetto: talvolta, il terapeuta deve confrontarsi anche con problemi economici o con gli impegni del paziente, e deve per questo elaborare una ricetta (anche dal punto di vista delle tempistiche) che possa essere adatta a quella situazione.

About Luca Conti

“L'uomo crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi.” Erich Fromm Fondatore, Editore, Responsabile Marketing (per Contatti : info[@]psico.it)

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