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Disturbi della comunicazione: quali sono i principali e come si diagnosticano

Nel parlare comune si tende a dare per scontato che comunicare sia un’abilità innata, che il linguaggio e l’interazione si sviluppino senza ostacoli ma esistono dei disturbi della comunicazione che rientrano nella sfera delle patologie del neurosviluppo.

I disturbi della comunicazione possono manifestarsi sin da quando si è bambini, e rappresentano un ambito delicato della psicologia e delle neuroscienze, con ricadute significative sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e sul percorso evolutivo della persona, soprattutto quando insorgono nel periodo evolutivo.

Con il termine disturbo della comunicazione, dunque, si evidenziano diversi quadri clinici che si differenziano per gravità, origine, manifestazione, tutti accomunati da un impatto negativo che si hanno sulle capacità di parlare oppure di ottenere delle informazioni dagli altri.

Quali sono i principali disturbi della comunicazione

Parlare, ascoltare e comprendere sono attività che spesso sembrano naturali, ma che richiedono il coordinamento di strutture cerebrali complesse e di processi cognitivi raffinati.

Quando però si soffre di disturbi della comunicazione questi possono riguardare diverse aree quali quelle del: linguaggio verbale, della comprensione, della produzione di suoni, oltre che aspetti legati all’interazione pragmatica, cioè al modo in cui si gestisce il dialogo nel contesto sociale.

In ambito clinico, si distinguono principalmente quattro macro-aree:

  • Disturbo del linguaggio: che riguardano le difficoltà nell’acquisizione, nella comprensione o nell’espressione del linguaggio, al di là di una condizione neurologica evidente o di una disabilità intellettiva conclamata. Può manifestarsi con vocabolario povero, frasi poco articolate o difficoltà nella strutturazione del discorso.
  • Disturbo fonetico-fonologico: coinvolge la produzione dei suoni. I bambini con questa difficoltà possono avere un linguaggio poco comprensibile, omettere suoni o sostituirli in modo atipico, con ripercussioni evidenti sulla comunicazione quotidiana.
  • Disturbo della comunicazione sociale (pragmatica): in questo caso si parla di difficoltà a parlare con gli altri solo nel momento in cui ci si trova in un contesto sociale.
  • Balbuzie e altri disturbi della fluenza: le condizioni che alterano la scorrevolezza del parlato, spesso associate a un vissuto di frustrazione, ansia e, nei casi più gravi, ritiro sociale.

Questi sono i principali disturbi che si possono rintracciare in chi soffre di questa problematica.

Origini multifattoriali, percorsi complessi

Comprendere le cause dei disturbi della comunicazione richiede uno sguardo ampio e sfaccettato. Non si tratta quasi mai di una singola origine, ma dell’intreccio tra fattori genetici, neurobiologici, ambientali ed educativi.

Alcuni bambini presentano una vulnerabilità congenita, legata allo sviluppo atipico di specifiche aree cerebrali coinvolte nel linguaggio. In altri casi, le difficoltà si inseriscono in quadri più ampi, come i Disturbi del Neurosviluppo (ad esempio, il disturbo dello Spettro Autistico o il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività).

Non bisogna trascurare, però, il peso che possono avere traumi precoci, deprivazione socio-relazionale, o un contesto familiare povero di stimoli comunicativi.

Resta il fatto che ogni persona con un disturbo della comunicazione ha un percorso unico, che richiede un ascolto attento e la capacità di non ridurre la complessità a categorie rigide.

Ripercussioni dei disturbi di comunicazione

Nei bambini, un disturbo della comunicazione può ostacolare l’ingresso nel gruppo dei pari, generare insicurezza e alimentare vissuti di frustrazione. A scuola, le difficoltà linguistiche compromettono l’apprendimento, la partecipazione e il senso di autoefficacia.

Negli adulti, le ripercussioni possono essere altrettanto pesanti: difficoltà lavorative, isolamento sociale, disagio emotivo. Non di rado, la difficoltà comunicativa si accompagna a vissuti depressivi o ansiosi, generando un circolo vizioso difficile da interrompere senza un supporto mirato.

La diagnosi dei disturbi

Individuare precocemente un disturbo della comunicazione è complesso, ma è molto importante cercare di individuarli il prima possibile. I segnali possono essere sfumati, specie nei primi anni di vita.

Ma se si nutrono dei dubbi, è bene fare affidamento al ruolo di figure professionali competenti, come: psicologi dell’età evolutiva, logopedisti e neuropsichiatri infantili, può aiutare a formulare un’eventuale diagnosi.

La valutazione clinica non si limita all’osservazione del linguaggio, ma coinvolge una batteria articolata di test, colloqui e analisi del contesto relazionale e scolastico.

Spesso è necessario ricorrere a strumenti standardizzati che permettano di distinguere tra una semplice “variazione dello sviluppo” e una condizione che richiede un intervento strutturato.

Possibili trattamenti

Il percorso di trattamento nei disturbi della comunicazione non si esaurisce in un approccio tecnico. Non basta “insegnare le parole” o correggere i suoni in alcuni casi serve avere un supporto medico per costruire dei ponti tra la persona e il mondo che la circonda.

Gli interventi più efficaci sono quelli integrati: logopedia per potenziare le competenze linguistiche, supporto psicologico per sostenere l’autostima e il benessere emotivo, coinvolgimento attivo della famiglia e della scuola per creare un ambiente favorevole alla comunicazione.

Nelle forme più complesse, come nel caso del Disturbo della Comunicazione Sociale, può essere necessario un percorso che lavori anche sulla componente relazionale e comportamentale, attraverso training specifici o gruppi di socializzazione.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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