L’omosessualità è un vizio o è frutto di una programmazione biologica?
Oggi trattiamo un tema molto delicato, l’omosessualità. Ho raccolto delle tesi che si contrappongono tra loro, tutti voi cosa ne pensate? E’ gradito un vostro contributo. Grazie anticipatamente
Tempo fa, il biologo omosessuale americano Simon LeVay, fondatore dell’Institute of Gay and Lesbian Education, elaborò una teoria secondo la quale il comportamento omosessuale non sarebbe da imputare ad una tendenza frutto di abitudini apprese ma ad una condizione biologica innata nella specie umana. Tra i vari oppositori a questa “tesi”, uno in particolare, William Byne, psichiatra al New York State Psychiatric Institute e ricercatore all’Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University di New York, evidenziò, tra le altre cose, il fatto che il lavoro di LeVay non è riproducibile sperimentalmente.
Il Prof. Byne, studioso della struttura cerebrale dell’uomo, degli altri primati e del modo in cui i fattori biologici e sociali interagiscono nell’influenzare il comportamento, ha sottolineato come delle molte, presunte differenze sessuali nel cervello umano riferite negli ultimi cent’anni, solo una è risultata sistematicamente riscontrabile: la variazione della dimensione del cervello e delle sue strutture in base alla variazione della taglia corporea.
“Inoltre l’ipotesi di Simon LeVay sui meccanismi biologici proposti per spiegare il comportamento omosessuale nel maschio, non è assolutamente in grado di spiegare il comportamento sessuale delle lesbiche né, tantomeno, quello degli adulti bisessuali e certo non può in alcun modo essere generalizzata ed estesa per dare giustificazione del comportamento nelle varie forme di deviazione e di perversione sessuale”.
Tale ipotesi, inoltre, non può dare spiegazione ad un altro fattore: se la persona omosessuale vuole sottoporsi a eventuali terapie psicologiche, essa può giungere ad una guarigione completa? Secondo l’esperienza clinica dello psichiatra Gerard J. M. Van Den Aardweg, uno dei massimi studiosi dell’omosessualità, la guarigione è totale (possibile) in una percentuale del 30% e negli altri casi, dov’è maggiore un’assuefazione ai contatti omosessuali di tipo nevrotico-ossessivo, è possibile solo attenuare e controllare gli impulsi emotivi.
Ancora, Byne fa notare che il lavoro di LeVay è praticamente inattendibile in quanto tutti i cervelli di maschi omosessuali, utilizzati per lo studio condotto, provengono da pazienti colpiti da AIDS e che, all’epoca del decesso, tutti i soggetti presentavano bassi livelli di testosterone in conseguenza della malattia stessa.