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Pensare meno ci rende più felici

Sarà capitato a tutti di sentire la frase “Penso, dunque sono” di Cartesio. Viene usata per dire che l’atto di pensare genera in noi un senso di identità e ci rende quello che siamo. Cartesio, in realtà, intendeva che esistere è l’unica cosa di cui possiamo essere sicuri proprio perché pensiamo.

In generale, la cultura occidentale valorizza il pensiero rispetto alla logica e all’intuizione. Il pensiero è associato alla civiltà e l’istinto all’inciviltà. Eppure, per molti versi staremmo meglio se pensassimo un po’ meno.

La verità è che non smettiamo di esistere se smettiamo di pensare, ma anzi, esistiamo in un senso più autentico. È vero che il pensiero crea identità, ma questa può essere superficiale e anche illusoria.

Pensiero razionale e pensiero associativo

Esistono, in generale, due tipi di pensiero diversi. Da un lato, il pensiero razionale e consapevole: prendiamo decisioni e facciamo progetti secondo una logica che serve ad organizzare la nostra vita e affrontare i problemi. È un ottimo strumento che possediamo e va apprezzato.

Ma il tipo di pensiero più frequente appartiene a una categoria diversa: il pensiero associativo casuale che ci attraversa involontariamente. Pensieri sul futuro, sogni ad occhi aperti, desideri e ambizioni, frammenti di canzoni o conversazioni.

Di solito, se non siamo occupati da un compito o da un divertimento esterno, ma anche se non riusciamo a restare concentrati su qualcosa, è perché ci attraversano queste associazioni mentali.

Il pensiero associativo può essere divertente, come quando si sogna ad occhi aperti qualcosa di piacevole. Tuttavia, queste “chiacchiere involontarie” hanno un effetto negativo su di noi. Ci disturbano e ci fanno credere che la nostra mente sia fuori controllo.

Inoltre, queste associazioni possono isolarci nel nostro spazio mentale, chiudendo le porte della realtà. E questo spesso va a finire verso la negatività. Quante volte capita di rimanere intrappolati in schemi di pensiero negativi, pessimisti, che possono generare anche ansia e depressione.

Pensare meno, pensare meglio

La maggior parte delle esperienze più belle della vita si verificano in assenza di pensiero. Quando la nostra attenzione è rivolta ad attività stimolanti come la musica, il ballo, la scrittura o la lettura ed entriamo in uno stato di flusso.

Quando ci dedichiamo ad un’attività creativa e piacevole, la mente si rilassa e si svuota, fino a perdere completamente la consapevolezza di sé.

Anche la sensazione di stupore di fronte a un’opera d’arte o a un paesaggio spettacolare può fermare la nostra mente. Anche solo per pochi istanti.

Un altro esempio è la meditazione: il suo scopo (nella maggior parte dei casi) è smettere di pensare. Concentrare l’attenzione sul nostro respiro, su un mantra o sulla fiamma di una candela. Riuscendo a calmare o anche solo rallentare i pensieri, sperimentiamo un incredibile senso di benessere.

Nella meditazione profonda addirittura si arriva a sperimentare uno stato di coscienza in totale assenza di pensiero. Questo comporta un senso di profonda pace e integrità. Ecco allora che, anziché smettere di esistere (come direbbe Cartesio), troviamo invece un senso di identità più puro e profondo.

Strumento da usare al bisogno

Ovvio, non dobbiamo smettere di pensare del tutto. Come abbiamo detto, il pensiero cosciente è utile e necessario. Dovremmo però prenderlo come uno strumento che usiamo quando ne abbiamo bisogno, e poi riponiamo da parte.

Può sembrare difficile o irrealistico, ma dalla ricerca emerge un aumento di benessere in coloro che regolarmente sperimentano periodi di “non pensiero”. Queste persone riferiscono anche la sensazione di vivere in modo più autentico, con un senso più profondo che vale più dell’identità superficiale che a volte ci creiamo senza neanche volerlo.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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