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Il carattere dei bambini rivela le ansie future

Un recente studio di imaging condotto da uno scienziato dell’Università del Texas a Dallas ha identificato quali sono i fattori di rischio precoci legati al temperamento dei bambini e un processo neurale che potrebbe predire se un individuo potrebbe sviluppare depressione e ansia nell’adolescenza e nella prima età adulta.

Lo studio, pubblicato lo scorso 26 ottobre su JAMA Psychiatry, è stato condotto su un campione di 165 individui dai 4 mesi di vita, tra il 1989 e il 1993, fino ai 26 anni.

Il ricercatore, Alva Tang, docente di psicologia presso la School of Behavioral and Brain Sciences e autore dello studio, ha scoperto che le persone che sono più inibite nella prima infanzia e che non rispondono in modo tipico alle potenziali ricompense da adolescenti sono vulnerabili a sviluppare la depressione più tardi nella vita, più dell’ansia.

I risultati evidenziano diversi meccanismi cerebrali e li mettono in relazione con chi è più a rischio di sviluppare diversi problemi di salute mentale“, ha dichiarato Tang, che ha condotto la ricerca presso l’Università del Maryland, College Park. “Questi risultati potrebbero informare lo sviluppo di trattamenti orientati alla prevenzione e adattati all’individuo”.

Quando i bambini sono esposti a oggetti, persone o situazioni nuove, alcuni reagiscono positivamente e si avvicinano senza paura, mentre altri rispondono con diffidenza o evitamento. Questa differenziazione definisce il comportamento disinibito da quello inibito.

Sappiamo che i bambini inibiti hanno maggiori probabilità di avere in seguito disturbi d’ansia, in particolare l’ansia sociale, che inizia tra la tarda infanzia e l’adolescenza“, ha detto Tang. “Si sa meno della depressione, che in genere ha un esordio più tardivo, nella giovane età adulta. Sappiamo però che le persone che hanno avuto un disturbo d’ansia hanno dal 50% al 60% di probabilità in più di soffrire di depressione più avanti nella vita, quindi anche i bambini inibiti dovrebbero avere un rischio maggiore di depressione“.

La ricerca di Tang si rivela unica nel suo genere per la caratterizzazione dei primi rischi temperamentali dei soggetti e per il lungo periodo di tempo in cui sono stati studiati.

Per dimostrare l’esistenza di una relazione con l’aumento dei sintomi depressivi nel tempo, dobbiamo seguire i soggetti per decenni, perché le sindromi vere e proprie di solito non emergono fino alla giovane età adulta“, ha proseguito il docente.

Da bambini, i soggetti sono stati classificati come inibiti o disinibiti. Da adolescenti, sono stati sottoposti a risonanza magnetica funzionale mentre completavano un compito per misurare la reazione del loro cervello nell’anticipare le ricompense, in questo caso cercando di vincere del denaro.

Abbiamo esaminato lo striato ventrale, una regione cerebrale ben studiata in termini di comprensione della depressione negli adulti, per vedere se è legata all’elaborazione disadattiva nei centri di ricompensa del cervello“, ha detto Tang, sottolineando poi come alcuni partecipanti allo studio abbiano mostrato una risposta attenuata in questa regione cerebrale in reazione a potenziali ricompense monetarie.

I ricercatori hanno dunque scoperto che l’associazione tra l’inibizione a 14-24 mesi di età e il peggioramento dei sintomi depressivi tra i 15 e i 26 anni era presente solo tra coloro che da adolescenti mostravano anche un’attività ridotta nello striato ventrale. Non c’era un’associazione simile con l’ansia.

Abbiamo scoperto che l’inibizione comportamentale era correlata al peggioramento dei sintomi depressivi in età adulta. Ciò supporta l’affermazione che questo temperamento mostra una relazione più forte con lo sviluppo dell’ansia nell’adolescenza, ma in età adulta è legato più fortemente alla depressione. Tuttavia, non tutti i bambini inibiti sviluppano ansia o depressione“, ha detto Tang. “In particolare, i bambini inibiti che mostravano un’attività striatale ridotta avevano maggiori probabilità di diventare più depressi nella giovane età adulta”.

Tang ha poi aggiunto che le sue ricerche passate hanno già messo in relazione l’ansia con le reti neurali e con i processi che servono all’attenzione e alle funzioni esecutive. Tuttavia, il lavoro attuale ha compiuto un altro passo in avanti e ha messo in evidenza i centri di ricompensa e di motivazione del cervello legati alla depressione.

Ciò premesso, Tang ha anche rammentato che esistono già interventi per i bambini socialmente ansiosi e inibiti dal punto di vista comportamentale, utili per migliorare le loro abilità sociali e cognitive. Ulteriori interventi nei confronti di questi bambini potrebbero essere mirati ai deficit motivazionali, aiutandoli ad esempio a creare attivamente le condizioni in cui possono essere socialmente impegnati con i coetanei e in cui possono cercare esperienze positive.

Per esempio, gli studi futuri potrebbero esaminare l’efficacia dei programmi che mirano a un’elaborazione disadattiva della ricompensa nei giovani ansiosi per ridurre il rischio di una successiva depressione, una condizione complessa che può essere scatenata da una moltitudine di fattori – genetici, ambientali e altri.

About Roberto Rossi

Mi chiamo Roberto Rais, Giornalista pubblicista, da diversi anni  specializzato in tematiche legate alla psicologia, alla motivazione e al wellness psico-fisico. Collaboro con alcuni magazine online di settore, prestando la mia consulenza editoriale anche ad agenzie di stampa e siti web"

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