Un recente studio di Wu et al. Pubblicato su Frontiers in Psychiatry, suggerisce che vivere da soli è associato a un maggiore rischio di depressione, fino al 42%.
Facciamo una premessa sulla “psicologia della solitudine”. La pandemia da Covid-19 ha solamente amplificato un’epidemia che era già in corso: quella della solitudine.
Ne esistono due tipi:
- Solitudine sociale: ad esempio, non riuscire a fare amicizia
- Solitudine emotiva: non avere relazioni intime soddisfacenti
La solitudine è associata a una serie di comportamenti e strategie di regolazione delle emozioni. Tra queste, un maggiore uso dei social media, una maggiore paura di perdere qualcosa o qualcuno, spese eccessive e materialismo. Aumentano gli esiti negativi di salute fisica e mentale e i fattori di rischio per la depressione.
Solitudine e isolamento sociale
La solitudine è spesso correlata al tipo di sistemazione nella vita, in particolare al vivere da soli. Sicuramente la pandemia da covid-19 e le misure restrittive hanno costretto molte persone a vivere da sole, o separate dal proprio partner e dalle persone a cui tenevano.
Ma in generale, vivere da soli sta diventando sempre più normale. Al giorno d’oggi sono molte di più le situazioni unipersonali rispetto a prima. A causa dei minori matrimoni, del numero più alto di divorzi e separazioni, quasi una persona su 3 nei paesi occidentali vive da sola.
Più che una sana solitudine, l’isolamento sociale fisico è un fattore di rischio per molte condizioni legate alla salute fisica (malattie cardiovascolari, diabete, mortalità prematura) e alla salute mentale, in particolare alla depressione.
Ricerca sulla depressione
Nonostante le tante ricerche, sono pochi gli studi longitudinali che hanno esplorato la solitudine e l’isolamento sociale come fattori di rischio per la depressione, tra cui lo studio di Wu et al.
Parliamo di una ricerca sistematica sui database Embase, Pubmed e Cochrane (fino a maggio 2022), comprensiva di 123.859 individui composti al 65% da femmine.
L’analisi dei dati ha mostrato che vivere da soli è associato a un rischio più elevato di depressione rispetto al vivere in compagnia. In particolare, più per gli uomini che per le donne, più per gli anziani che per i giovani, e più per le persone di zone rurali che per quelle cittadine.
I motivi di questa relazione
È importante chiedersi il perché di questa associazione tra il vivere da soli e la depressione. Le possibili risposte sono molte.
Chi vive da solo può trovarsi in una situazione finanziaria peggiore, avere meno supporto e contatti sociali, una salute mentale e fisica peggiore e abitudini di salute in generale peggiori.
La relazione, tuttavia, può essere piuttosto complessa. La ricerca suggerisce che i pazienti con una storia di malattia grave o condizioni invalidanti (come il dolore cronico) hanno più probabilità di isolarsi e sviluppare la depressione. Ed è possibile che la depressione stessa peggiori la qualità della vita e aumenti l’isolamento sociale.
Cosa ci rimane
Abbiamo visto quanto la depressione abbassi la qualità della vita a livello fisico e mentale. Ma abbiamo anche buone notizie. Esistono degli interventi psicologici efficaci, e dei trattamenti farmacologici ad hoc per la depressione sempre in aggiornamento.
Per ridurre solitudine e isolamento, si può andare dall’esercizio della mindfulness fino all’adozione di animali robotici. Approcci di auto-aiuto, come lo sviluppo di uno scopo nella vita o l’adozione di un animale domestico, possono rappresentare una buona prevenzione e cura per la depressione.